Si parla di rigetto del trapianto quando il sistema immunitario a difesa dell’organismo della persona sottoposta a un trapianto (ricevente), attacca il nuovo organo, riconoscendolo come estraneo.
I farmaci immunosoppressori sono utilizzati per la prevenzione del rigetto nel trapianto d’organo per ridurre l’attività del sistema immunitario. Sono farmaci molto potenti e si associano spesso alla comparsa di effetti indesiderati. Tuttavia, quando prescritti dal medico, il beneficio che determinano sulla sopravvivenza dell’organo trapiantato, supera il loro danno potenziale. Se usati per tempi molto lunghi, tutti questi farmaci possono determinare una maggiore sensibilità alle infezioni e un più frequente sviluppo di tumori.
Tornare a casa dopo il trapianto significa infatti riprendere man mano il flusso della normalità lavorativa, sociale e familiare, e riappropriarsi della propria quotidianità. Ma significa anche inserire nuove routine, tempi e spazi per terapie, visite di controllo, monitoraggi, trovando strategie adeguate a compatibili con il proprio stile di vita.
Tra queste di fondamentale importanza l’aderenza alla terapia immunosoppressiva per garantire il successo del trapianto.