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Alfa-mannosidosi

L’alfa-mannosidosi è una malattia ultra-rara (si ritiene che colpisca da 1 su 500.000 fino a 1 su 1.000.000 di nati vivi) geneticamente trasmessa, causata da mutazioni del gene MAN2B1, che codifica per l’enzima α-mannosidasi, un enzima lisosomiale coinvolto nella degradazione di oligosaccaridi ricchi in mannosio.

 

La ridotta o assente attività di questo enzima determina un accumulo intracellulare del materiale non degradato, con conseguente danno in numerosi organi ed apparati dell’organismo.

 

Come si trasmette

L’alfa-mannosidosi è una malattia ereditaria, con una trasmissione autosomica recessiva. Per sviluppare la patologia, entrambe le copie ereditate del gene (sia quella paterna che quella materna) sono mutate.

 

Principali segni e sintomi

La sintomatologia è molto variabile in termini di gravità e precocità di comparsa, senza una precisa correlazione tra genotipo e fenotipo. I sintomi comprendono: alterazione dei lineamenti del volto (fronte molto spaziosa, naso largo ed appiattito, denti molto spaziati tra loro e ingrandimento della lingua), disturbi del linguaggio, deformazioni dello scheletro, progressiva perdita dell’udito, frequenti infezioni soprattutto a carico delle alte vie aeree, alterazioni cardiache e della funzione polmonare, riduzione delle capacità cognitive e, in età adulta, comparsa di sintomi psichiatrici. Progressiva debolezza muscolare e dolore cronico ed invalidante possono inoltre essere presenti e ulteriormente peggiorare la qualità di vita delle persone affette.

 

La malattia ha un andamento progressivo, limitando spesso l’autonomia individuale e l’aspettativa di vita. Vengono descritte tre forme cliniche della patologia, suddivise sulla base della gravità e sul tempo di comparsa della sintomatologia, ma spesso non chiaramente differenziabili nella pratica clinica:

 

Tipo 1: forma lieve che può essere diagnosticata anche dopo i 10 anni di età, senza anomalie scheletriche e una progressione molto lenta.

Tipo 2: forma moderata che viene diagnosticata più precocemente (prima dei 10 anni di età), con anomalie scheletriche e progressione lenta ma con presenza di atassia a partire dall’età di 20-30 anni.

Tipo 3: forma severa che viene immediatamente diagnosticata con anomalie scheletriche e rapida progressione; di solito con prognosi infausta e coinvolgimento del sistema nervoso centrale e miopatia.

 

 

Diagnosi

La diagnosi si effettua con la misurazione dell'attività dell'alfa-mannosidasi acida nei leucociti o in altre cellule nucleate e può essere confermata dai test genetici. È indicativo, ma non diagnostico, l'aumento della secrezione urinaria di oligosaccaridi ricchi in mannosio. La diagnosi di solito viene formulata tra la prima e la seconda decade di vita, quando i sintomi clinici compaiono o si rendono più chiari.

 

Le opzioni terapeutiche sono limitate e comprendono la terapia enzimatica sostitutiva nelle forme lievi e moderate ed il trapianto di cellule staminali ematopoietiche in casi selezionati.

 

Fonti: Osservatorio Malattie Rare

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